100 anni di attentati alla nostra salute
Abbiamo già scritto attorno alla Mafia del farmaco:
Tutto gira attorno ai privilegi di credibilità di società Chimico-Farmaceutiche tutte pregiudicate – ovvero con la fedina sporca a cui noi continuiamo ad affidare, soldi & salute!
Soldi & Salute che mai affideremmo al capo di un campo Rom proprio perché abbiamo nel tempo maturato il pregiudizio magari infondato che i Rom siano in buona parte pregiudicati.
Di questi tempi poi diffidiamo giustamente delle stesse Banche al punto che ne controlliamo il Cet1 ratio o rating di affidabilità.
Eppure non c’è impresa Farmaceutica che abbia la fedina penale pulita e in mancanza di un analogo indice di affidabilità non ci reste che il web che per nostra fortuna è un teste che non dimentica nulla!
La nostra fiducia è carpita con dolo ovvero sempre attraverso una pubblicità ingannevole!
Complice forse della collaborazione indimostrata di organi di Stampa e di controllo ma certo e sopratutto impedendo la contro informazione con la censura!
Un giochino che funziona sempre
Queste società brevettano qualcosa appena si accorgono che funziona e quindi che può essere venduto – poco gli importa degli effetti collaterali avversi – contro i quali producono montagne di carte e costosissime ricerche che solo il tempo potrà avrà la forza di sconfessare!
I Pesticidi sono i farmaci per difendere da “ agenti biologici e parassiti che attaccano le colture” abbiamo già spiegato che hanno sempre creato problemi!
Forti dell’inefficacia e del ritardo – con cui gli organi preposti mettono in atto provvedimenti di salvaguardia della salute e dell’integrità fisica della popolazione, loro appena colti in fallo brevettano un altra molecola e producono nuovi studi che vengono presi sempre per buoni – come se il passato non meritasse lo scarto immediato del prodotto!
Il Glifosato della Monsanto
è un farmaco erbicida ad ampio spettro (fonte dei dati che seguono è wikipedia):
La Monsanto Company è un’azienda multinazionale statunitense di biotecnologie agrarie, con circa 18.000 dipendenti e un fatturato di circa 14.5 miliardi di dollari (2013).
Produttore di mezzi tecnici per l’agricoltura, è nota nel settore della produzione di sementi transgeniche e, da marzo 2005, dopo l’acquisizione della Seminis Inc, è anche il maggior produttore mondiale di sementi convenzionali.
Dopo il via libera da parte dell’Antitrust USA, nel giugno 2018 è stata acquisita dalla casa farmaceutica tedesca Bayer per un importo pari a 63 miliardi di dollari.
Una volta completata la fusione, il marchio Monsanto viene cancellato.
Il primo prodotto della nuova industria fu la produzione di saccarina (cancerogena ad alte dosi) che forniva alla Coca Cola, producendo in seguito sempre per la stessa sia vanillina che caffeina, diventandone uno dei principali fornitori.
Tra le cause civili e penali mosse alla Monsanto citiamo nel 2004 contro quella contro ai diversi produttori dell’Agente Arancio, un defoliante tossico per l’uomo usato durante la Guerra del Vietnam dall’esercito USA che provocò e provoca ancora oggi gravi danni alle popolazioni locali. In tempi più recenti, è stata criticata anche la produzione e la vendita di un ormone sintetico (Posilac) per l’allevamento del bestiame da alimentazione non adeguatamente testato.
Nel 2008, la Monsanto è stata la protagonista di un documentario della regista francese Mari-Monique Robin intitolato Il mondo secondo Monsanto in cui vengono riassunte molte delle critiche mosse nei confronti della multinazionale.
Dopo questi “precedenti” arriva il Glifosato
Scoperto da John Franz che riceve la Medaglia Perkin per l’innovazione nella chimica applicata nel 1990[3] e la National Medal of Technology and Innovation nel 1987, e frutta l’inserimento nella National Inventor’s Hall of Fame nel 2007.
I premi sono dovuti a le caratteristiche di vantaggio rispetto all’efficienza e alla sicurezza vantata dal nuovo pesticida – che opera indisturbato finché non rimediano i privati con azioni legali.
Il successo del glifosato è dovuto alla sua bassa pericolosità, dovuta a vari fattori, tra i quali vi è la bassa tossicità per l’uomo rispetto agli erbicidi in uso all’epoca della sua introduzione: il prodotto ha una penetrazione molto bassa nel suolo, limitata a una profondità di circa 20 centimetri; va incontro a facile degradazione in quanto facilmente attaccato e distrutto dai batteri presenti nel suolo e, di conseguenza, è molto limitata la probabilità che suoi residui riescano a raggiungere le falde acquifere.
Questo è confermato dalla sua maggior presenza nelle acque superficiali e nella scarsa frequenza di rinvenimento nei pozzi. Riduce, inoltre, il consumo e la degradazione del suolo, poiché evita di dover sottoporre ad arature profonde i terreni destinati a coltivazione.
Dewayne Johnson: è il nome del giardiniere di una scuola di una cittadina vicino San Francisco, malato terminale per un linfoma “non-Hodgkin”.
Quest’uomo intentò una pionieristica causa civile contro la Monsanto – società poi rilevata dalla Bayer (che, quindi, divenne anch’essa parte in giudizio) – poiché affermava che la sua patologia fosse stata causata anche dall’esposizione professionale al Roundup, il celeberrimo erbicida a base di glifosato prodotto dall’altrettanto nota multinazionale delle sementi e dei pesticidi.
Il giardiniere chiedeva, pertanto, il risarcimento dei danni che gli erano derivati da quella terribile malattia.
Nell’estate di due anni fa, un Tribunale di San Francisco gli diede ragione: condannò la Monsanto a versare 289 milioni di risarcimento danni, di cui 250 a titolo di “danni punitivi” (ridotti in appello a 39, per un risarcimento finale di 78 milioni).
Fu la rottura di un argine. Da allora, la sentenza del sig. Johnson ha creato un precedente, presto emulato da altri provvedimenti analoghi. I quali hanno dato nuova linfa ad altre migliaia di azioni legali di persone in condizioni più o meno simili a quelle del giardiniere californiano; in un’autentica spirale giudiziaria per la corporation tedesca.
Monsanto, Bayer chiude 95 mila cause con un patteggiamento da 10,5 miliardi
Il patteggiamento riguarda circa 95.000 su 120 mila azioni legali contro la Monsanto.
In un rapporto ISPRA relativo agli anni 2011 e 2012 ed elaborato sulla base di dati provenienti dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e delle corrispondenti agenzie provinciali (APPA), il glifosato viene definito come uno degli erbicidi più utilizzati nell’agricoltura italiana.
Veleni, farmaci, pesticidi, cancerogeni, perfino i prodotti erboristici naturali possono essere tossici o letali in base alla frequenza e quantità d’uso e alle predisposizioni genetiche – ora noi italiani mangiamo tanta pasta, pane e pizza -ovvero grano trattato con glifosato ed altri pesticidi.
Altre informazioni
Nel 2012 la rivista Food and Chemical Toxicology pubblicò uno studio di Gilles-Éric Séralini e collaboratori che evidenziava grave patogenicità e cancerogenicità nei ratti, ma la ricerca, in seguito, fu ritirata dopo le critiche ricevute dalla comunità scientifica in merito alle errate metodologie di utilizzo dei dati e all’affidabilità dei risultati dello studio.
Nel tempo, sul glifosato, si sono succedute diverse valutazioni di rischio da parte di Agenzie governative; secondo un’inchiesta di Le Monde del 2017 relative ai cosiddetti “Monsanto papers” Monsanto avrebbe tentato di influenzare tali valutazioni.
Scrive Le Monde:
«”[…] il glifosato non è cancerogeno. Arrivano a questa conclusione gli studi delle più grandi agenzie di regolamentazione […]: l’Agenzia di protezione dell’ambiente (EPA), negli Stati Uniti, e in Europa l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). È stato necessario aspettare il 2015 per vedere l’IARC, un’altra organizzazione, arrivare alla conclusione opposta. Come si spiega questa […] differenza di valutazione? Gli osservatori indicano soprattutto un motivo: le agenzie si sono basate sui dati forniti dalla Monsanto, mentre l’IARC non ha avuto accesso a quei dati. In altre parole, la decisione favorevole al glifosato è per lo più basata sulle conclusioni dell’azienda statunitense”.»
Nel marzo 2015, l’organismo internazionale IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la sostanza e i fitofarmaci che la contengono come “probabile cancerogena per l’uomo” inserendola nella categoria 2A.
Studi in laboratorio hanno dimostrato che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo.
Escludendo un lieve incremento di linfomi non Hodgkin tra gli agricoltori esposti, le prove di cancerogenicità sull’uomo e sugli animali sono limitate.
Lo IARC lo include quindi nella categoria di cancerogenicità 2A, costituita da quelle sostanze per le quali risulta una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo, ma una sufficiente prova di cancerogenicità nei test clinici su animali.
A titolo esemplificativo, nella stessa categoria del glifosato sono annoverate sia sostanze come il DDT e gli steroidi anabolizzanti sia le emissioni da frittura in oli ad alta temperatura, le carni rosse, bevande assunte a temperature molto alte, le emissioni per la combustione di legna da ardere e biomasse in camini domestici.
La difficile comprensione pubblica delle definizioni di rischio cancerogeno da parte dello IARC viene sfruttata sia da chi è favorevole sia da chi è contrario all’utilizzo della sostanza.
Classificazione del rischio secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare del 2015
A novembre 2015, l’EFSA-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, con una procedura che prevede una valutazione tecnica da parte di un ente di uno stato membro, in questo caso il BfR tedesco, ha concluso che “è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo” e ne ha proposto “nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosato negli alimenti”.
La valutazione dell’EFSA, che classifica il prodotto come “improbabile cancerogeno” a differenza dello IARC che lo valuta come “probabile cancerogeno”, è stata criticata con una lettera aperta a Vytenis Andriukaitis, commissario UE per la salute e la sicurezza alimentare, sottoscritta da 90 scienziati a cui l’EFSA ha replicato difendendo la correttezza delle procedure e valutazioni implementate.
Valutazioni successive dell’OMS, della FAO e della ECHA
A maggio 2016 anche una riunione congiunta di esperti della Organizzazione mondiale della sanità e della FAO sui residui di pesticidi (JMPR) ha concluso che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza della esposizione attraverso la dieta”.
Nel marzo del 2017 un nuovo studio della ECHA (l’agenzia per le sostanze chimiche dell’Unione) ha concluso che il glifosato non può essere considerato cancerogeno né genotossico.
Valutazione su eventuali interferenze sul sistema endocrino
Facendo seguito alla valutazione fornita dall’EFSA, a novembre 2015, circa l’implausibilità di un rischio carcinogenico, il 27 settembre 2016 la Commissione europea ha formulato una nuova richiesta (ai sensi dell’articolo 31 del Regolamento CE n. 178/2002) allo scopo, questa volta, di ottenere dall’EFSA una valutazione su possibili attività del glifosato quale interferente endocrino.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato i risultati di questa valutazione nel mese di settembre 2017: nell’articolo conclusivo, l’EFSA afferma che, sulla base delle evidenze della ricerca in ambito tossicologico, il glifosato è da considerarsi privo di qualunque proprietà disruttiva sul sistema endocrino.
Legislazione:
Il glifosato conosce un largo impiego agricolo in oltre un centinaio di paesi, anche se, nel tempo, sono intervenute varie restrizioni al suo utilizzo, che vanno da semplici precauzioni a veri e propri divieti di uso o produzione, relativi o assoluti.
Restrizioni legali e divieti
Nel mese di settembre 2013, il parlamento di El Salvador lo ha messo al bando insieme con altri 53 prodotti dell’agrochimica, una decisione resa esecutiva a partire dal 2015.
Nel maggio 2015, il presidente dello Sri Lanka ha vietato l’uso e l’importazione del glifosato, con effetto immediato. Nello stesso mese, le Bermuda hanno deliberato un blocco temporaneo delle importazioni su tutti i nuovi ordini di erbicidi a base di glifosato, in attesa dei risultati della ricerca.
Restrizioni in Europa
Nel mese di aprile 2014 la legislazione dei Paesi Bassi ne ha proibito la vendita a privati per uso casalingo; non hanno subito alcuna restrizione le vendite in ambito professionale.
In Francia, come previsto dalla legge Labbé del 2014, è vietato l’uso del glifosato e di altri fitofarmaci nella maggior parte degli spazi pubblici (giardini pubblici, parchi, eccetera).
La legge sulla transizione energetica del 2015 ha introdotto, a partire dal 2019, il divieto di vendita ai privati del glifosato per uso domestico.
La stessa legge prevede inoltre che già dal 2017 i prodotti a base di glifosato non possano essere disponibili in libero servizio nei negozi di giardinaggio e simili, ma consegnati al cliente solo dietro richiesta al personale addetto. Il divieto totale di vendita si è finora dovuto scontrare con l’opposizione del Parlamento.
Restrizioni in Italia
Il 7 ottobre 2016 è entrato in vigore il Decreto del Ministero della salute del 6 settembre, con il quale si dispone la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato con il coformulante ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791- 26-2) a partire dal 22 novembre 2016 e al loro impiego a partire dal 22 febbraio 2017.
Dopo queste alterne vicende giunge nuove ricerche che depongono per la tossicità del glifosato.